Nel XV secolo, durante la dominazione spagnola, il territorio aversano si arricchì di una nuova area di forma quadrata compresa tra l‘Annunziata, borgo Savignano e via Roma, detta “Lemitone” perché diventava il nuovo confine della città. Le strade organizzate ortogonalmente e i palazzi disposti attorno a una corte interna sono tipici della tradizione spagnola.
La zona si prestava bene all’attività commerciale e presto l’Annunziata ne acquistò i terreni da dare poi in affitto. Attorno al complesso erano presenti anche i cosiddetti “fondachi” che ospitavano le botteghe dei commercianti che partecipavano alle fiere.
Gran parte del sostentamento dell’Annunziata era legato alle fiere che si tenevano dal 21 al 29 marzo durante le quali venivano venduti prodotti agricoli e manufatti realizzati dagli ospiti della struttura. In quei giorni nessun’altra attività commerciale era permessa al di fuori di quelle autorizzate. Inizialmente l’evento era pubblicizzato solo nelle vicinanze di Aversa, poi si arrivò a coinvolgere anche Benevento, Salerno, la Costiera Amalfitana, Sulmona e L’Aquila.
Nel quartiere non sono presenti chiese perché l’Annunziata era a capo di tutto, ma gli abitanti fecero costruire diverse edicole votive.
Oltre ai fondachi, erano presenti i palazzi dei nobili aversani che si trasferirono nel 1300 per dimorare vicino alla regina Giovanna. Si trattava di palazzi-aziende, unici in Italia, dove si metteva a essiccare il grano agli ultimi piani.
Il Campanile di Porta Napoli
Il Campanile fu realizzato nel 1477 per troneggiare sul quartiere del Lemitone e ricordare agli abitanti l’importanza dell’istituzione dell’Annunziata. Secondo la tradizione, nel 1667 crollò a causa di una saetta.
Nel 1712 fu avviata la costruzione dell’attuale campanile, a pianta quadrangolare, con un massiccio basamento in bugnato e due ordini superiori con lesene doriche e ioniche. Nel 1776 l’architetto Giacomo Gentile realizzò l’arco sormontato dall’orologio che si collega all’ingresso dell’Annunziata. Il campanile con l’arco e l’orologio, noto come Porta Napoli, segnava l’ingresso meridionale alla città. L’orologio presenta due quadranti che tradizionalmente non segnano mai lo stesso orario per ingannare e tenere lontana la Morte. Nella doppia faccia dell’arco si è identificato il simbolo dell’opportunismo degli aversani, ma molto probabilmente si tratta di un richiamo all’allegoria della Menzogna che si trova sul portale dell’Annunziata.
L’arco dell’Annunziata annuncia l’inizio di via Roma, la strada dello shopping e la più conosciuta della città. Questa strada era chiamata anticamente “via Nova”, è da questo termine che deriva il suo nome in napoletano. L’arco è stato attraversato anche da San Paolo in persona, il patrono della città. Era il punto di incontro dei mercanti per l’importazione e l’esportazione. I racconti di Drengot ci descrivono un fiume, appena superato l’arco, dal quale i mercanti arrivavano in barca. “Porta Napoli” in passato non era sempre attraversabile, tant’è che era presente un cancello che non lasciava libero il passaggio a cavalli, carrozze e pedoni in determinati momenti, una sorta di ZTL vecchia di qualche secolo. Riteniamoci fortunati a poter godere della vista del simbolo della città, infatti, durante la seconda guerra mondiale stava per essere distrutto con delle mine dai nazisti. Ricordiamo che sono presenti dei simboli sconosciuti sull’arco, ben nascosti e difficilmente visibili