Nei giardini antistanti la stazione ferroviaria di Aversa, in Piazza Mazzini, è collocata l’opera scultorea dedicata al musicista e compositore aversano Domenico Cimarosa dal celebre artista calabrese, Francesco Jerace. Quest’ultimo, nato a Polistena il 26 Luglio 1854, condusse i suoi primi studi presso la bottega di famiglia e, grazie soprattutto all’esempio del padre Fortunato e del nonno Francesco, ancora in giovane età, poté distinguersi come abile scultore. Fu nel 1869 che, spinto dall’amore per l’arte, ancora sedicenne, Francesco lasciò la propria casa nativa per raggiungere Napoli, città ricca di stimoli e soprattutto di ottimi insegnanti.
Iscrittosi all’Accademia delle Belle Arti Jerace venne ben presto a contatto con artisti di grande spicco: Tommaso Solari, Tito Angelini, Saverio Altamura, Enrico Alvino, Giuseppe Mancinelli, Gabriele Smargiassi, oltre ai due massimi esponenti della rivoluzione pittorica, Filippo Palizzi e Domenico Morelli. Divenuto allievo di Stanislao Lista, Francesco Jerace diede forma alle sue prime importanti ideazioni, tanto da partecipare nel 1871 alla Promotrice napoletana. Le commissioni ufficiali gli vennero d’ogni parte: ritratti, statue singole, gruppi, monumenti: più di trecento sono le opere attribuibili al Nostro che lavorò con estrema determinazione sia per la resa del soggetto che per la composizione.
Il monumento a Domenico Cimarosa, così come il monumento a Donizelli e il marmoreo simulacro di Beethoven, fecero a lungo pensare ad una particolare inclinazione dello scultore per il tema della musica.
Realizzata nell’anno 1929, e ufficialmente consegnata alla città di Aversa il 16 giugno dello stesso anno, l’opera ritrae il musicista in un’architettura ben definita, immaginosamente nuova: la base è costituita da tre piani di pietra e da una balaustra, accessibile mediante quattro gradini. Il musicista ritratto in posizione stante, appoggiato al sostegno marmoreo, colto nel bel mezzo di un’ispirazione artistica, guarda lontano con espressione profonda.
Il panneggio, con elaborate pieghe, rimanda ai tratti tipici della scultura settecentesca, ma l’ambientazione e il nuovo schema compositivo che inserisce il musicista all’interno del paesaggio che fa da cornice, sono evidenti segnali delle innovazioni scultoree ottocentesche.